QUELLI CHE CREDONO CHE LA DISLESSIA NON ESISTA…

Un paio di settimane fa uno studente dislessico a cui faccio ripetizioni di matematica e fisica mi ha raccontato che la sua professoressa di psicologia ha affermato, di fronte a tutta la classe, che la dislessia non esiste e che chi dice di essere dislessico in realtà è solo svogliato.
Voglio andare oltre l’indignazione del momento, determinata in primis dal fatto di essere io stessa dislessica e discalculica, in seconda battuta dall’assurdità di una simile affermazione (l’equazione dislessico=svogliato non ha alcun fondamento logico poichè i dislessici non sono tutti uguali: esistono dislessici svogliati e dislessici diligenti) e infine dall’inopportunità di una simile dichiarazione da parte di una psicologa. Ovviamente anche un’insegnante ingegnere ha il dovere di prestare attenzione alle sue affermazioni, soprattutto quando ha a che fare con bambini e ragazzi, ma se posso andare oltre la mancanza di tatto in chi ha una formazione logico-astratta, questo mi sconcerta in una persona che ha una formazione umanistica.
La prova che l’affermazione di questa professoressa è falsa è presto fornita: io sono dislessica. Ho grosse difficoltà nel leggere parole nuove (leggo con il metodo globale, il che presuppone di aver già decodificato e aver imparato a memoria la parola) e nel fare i calcoli a mente. Eppure ho una laurea in ingegneria e studio filosofia per passione personale. Basta questo a dimostrare che la dislessia esiste e che non tutti i dislessici sono svogliati.
Tuttavia vorrei analizzare l’affermazione di questa professoressa, dandole credito per cercare di capire che cosa l’ha portata a formulare un simile giudizio. Questo aiuterà me, e spero anche voi, a comprendere da dove nasce questo errore.
Non discuto sul fatto che molti dislessici siano svogliati. E’ innegabile. Io stessa ne ho incontrati molti nelle mie classi. Ma questo è sufficiente per affermare che la dislessia non esiste? A tal proposito vorrei fare alcune considerazioni:
1) La stragrande maggioranza degli studenti è svogliata e il numero degli studenti svogliati è in aumento. Tutto ciò, a mio avviso, ha un motivo storico-sociale: un tempo la scuola media e superiore era riservata a poche persone e chi la frequentava si riteneva un privilegiato; al giorno d’oggi tutti, volenti o nolenti, vanno a scuola e quindi un aumento degli studenti svogliati è fisiologico. Inoltre la scuola fatica a stare al passo coi tempi e propone metodi di apprendimento obsoleti che fanno letteralmente “passare la voglia” agli studenti di oggi, anche a quelli ben intenzionati. Ma questo vale per tutti, non solo per gli studenti dislessici.
2) Gli studenti dislessici hanno, in percentuale, meno voglia di studiare degli altri. Ma questo non significa che la dislessia non esista. Proviamo a fare un esperimento mentale: immaginate di essere un bambino che fatica a leggere, a scrivere e a fare i conti, un bambino che non è in grado di fare un dettato, di tenere il segno, di leggere a voce alta. Immaginate che gli adulti vi dicano che per i prossimi 5-6 anni (ricordate che siete bambini di 6 anni e che per voi 5-6 anni sono un’intera vita) dovrete fare più fatica degli altri e otterrete risultati più bassi. Non vi passerebbe la voglia di studiare? Pensate a quanta autostima, a quanta fiducia nel futuro e nelle vostre possibilità dovreste avere per non cedere allo sconforto, per non scoraggiarvi. E ricordate che siete solo bambini di 6 anni e che non avete un’autostima: l’immagine che avete di voi corrisponde all’immagine che gli adulti hanno di voi. Magari, se molti dislessici hanno meno voglia di studiare degli altri, è proprio perché sono dislessici…
3) Molti genitori, quando scoprono che il figlio è dislessico, ne fanno una tragedia. Solo qualche giorno fa un mio studente mi raccontava che quando sua sorella è stata diagnosticata dislessica, sua madre si è messa a piangere come se avesse un cancro. E anche molti insegnanti ritengono che la dislessia sia una grave sciagura, che impedisca al bambino di imparare come gli altri. Ho sentito raccontare molte storie di dislessici trattati come se fossero disabili mentali, a cui le maestre dicevano di non fare nulla, di non preoccuparsi, di disegnare qualcosa mentre gli altri facevano i calcoli o leggevano. I bambini non sanno valutarsi da soli: hanno bisogno che un adulto dica loro cosa possono o non possono fare, se sono ben preparati o meno, se si sono comportati bene o male. Se gli adulti trattano i bambini dislessici come se fossero scemi, questi finiranno per credere di esserlo e una volta cresciuti faranno esattamente quello che è stato insegnato loro: si gireranno i pollici mentre gli altri lavorano. Ma nuovamente, questo non implica che la dislessia non esista, ma solo che il modo in cui molti adulti trattano i dislessici li fa crescere svogliati.

CC BY-NC 4.0
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International License.

Aggiungi ai preferiti : permalink.

Rispondi