MAPPE COLORATE PER TUTTI…

Una delle più grandi risorse dei dislessici, insieme alla memoria, è l’uso del colore. La dislessia è causata da una difficoltà nel mettere in sequenza gli oggetti e gli avvenimenti nello spazio e nel tempo; la scrittura e la lettura richiedono proprio di mettere in ordine delle lettere e questo comporta una notevole difficoltà per i dislessici.
Un aiuto per compensare questo problema viene dall’uso del colore e delle immagini. Le immagini hanno un triplice vantaggio: per prima cosa consentono di “vedere” il concetto tutto insieme anziché leggerlo una lettera per volta; inoltre vengono memorizzate più facilmente dal nostro cervello perché legano il concetto ad una forma oltre che ad un suono; infine possono essere usate anche dai bambini dislessici delle scuole elementari che spesso fanno fatica a scrivere.
Ma le immagini e i colori non sono utili solo ai dislessici. Il colore è un potente strumento di classificazione: fin dalla scuola materna i bambini vengono divisi in squadre e classi che si distinguono l’una dall’altra grazie al colore. Perché non usarlo, per esempio, come rinforzo mnemonico nelle varie classificazioni di cui sono piene le nostre discipline?
In effetti l’uso del colore e delle immagini si è imposto negli ultimi anni nella pubblicazione dei libri di testo. Di primo acchito si potrebbe pensare che questo proliferare di immagini e colori sia direttamente collegato alla riduzione dei programmi, alla loro semplificazione e in ultima analisi alla perdita di una parte del sapere.
In realtà non c’è una relazione di causa-effetto tra l’aumento delle immagini e la riduzione dei programmi. Questi due eventi sono si concomitanti, ma non direttamente correlati. Per dimostrare questa affermazione basta osservare che, negli ultimi vent’anni, gli studenti che costituiscono l’eccellenza ottengono ottimi risultati, non di certo inferiori a quelli che ottenevano i loro colleghi 50 anni fa, facendo uso di mappe concettuali.
Del resto una mappa o un disegno non possono sostituire il libro di testo o la spiegazione dell’insegnante. Sarebbe come pretendere che vedere un film tratto da un romanzo sia equivalente alla lettura del libro: si tratta di due forme artistiche diverse, ognuna con una sua dignità, ognuna con dei punti di forza e dei punti deboli. Allo stesso modo il libro di testo e le mappe non sono equivalenti. Il miglior risultato nello studio si ottiene dall’uso di entrambi questi strumenti.
Tutti gli studenti, non solo i dislessici, dovrebbero utilizzare mappe concettuali colorate per studiare e, perché no, anche nei compiti in classe qualora le mappe siano prodotte da ogni insegnante secondo criteri di buon senso. Di certo questo porterebbe ad una didattica davvero inclusiva e consentirebbe agli studenti di concentrarsi sulla produzione di idee e sul problem solving anziché sul ricordare a memoria formule e date.

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